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La fine della trilogia di Star Wars di Shakespeare

La versione Shakespeariana del Ritorno dello Jedi

Nel 2013 il mondo dell’editoria venne sconvolto dall’uscita di un libro che cambiò il modo di concepire le parodie letterarie, si chiamava Star Wars di William Shakespeare ed era una geniale riproposizione della storia dell’Episodio IV scritta come se l’autore fosse proprio il grande drammaturgo inglese.
Il libro fu un grande successo e i lettori chiesero a gran voce la realizzazione anche dei capitoli seguenti, almeno gli altri due della Trilogia Classica.
Dopo qualche mese di duro lavoro uscì così Empire Striketh Back, che in italiano sarebbe “L’Impero punge ancora”, un altro grande successo che confermò quanto di buono si era potuto leggere nel primo libro.

In questo caso l’autore si è portato avanti e ha lavorato quasi in contemporanea ai progetti degli Episodi V e VI in modo da aver pronto anche il terzo libro in poco tempo.
Così anche se l’Episodio V è uscito prima dell’Estate è già arrivato anche l’Episodio VI in modo da non far attendere troppo i lettori desiderosi di conoscere gli sviluppi della tragedia galattica.

Il titolo originale dell’Episodio è Il Ritorno dello Jedi (Return of the Jedi), rielaborato per la parodia in The Jedi Doth Return.
I non avvezzi all’inglese arcaico che dovessero trovarsi in difficoltà con il titolo non si aspettino cose sconvolgenti, “Doth” è un modo seicentesco per dire “Do”.

I libri di Star Wars di Shakespeare sono scritti come un’opera teatrale mentre il linguaggio è il quanto più possibile simile all’inglese del ‘600; Ovviamente senza esagerare in modo da rimanere facilmente comprensibile e godibile.
Purtroppo per chi non è inglese potrebbe essere molto difficile destreggiarsi con una simile scrittura, ma l’interesse che scaturisce da questi libri potrebbe spingere molti all’acquisto a prescindere dalla possibilità di comprenderne il contenuto.

Una parziale giustificazione può essere data anche dalle bellissime illustrazioni in stile elisabettiano che arricchiscono i volumi e li rendono delle vere e proprie opere da collezione.
Una simile opera va posseduta a tutti costi, anche se leggendo non si capisce quasi nulla, con il tempo e con lo studio si imparerà anche quell’arcaico linguaggio e si procederà con la lettura delle opere; Un po’ come si faceva a scuola quando si leggeva La Divina Commedia o altri capolavori.

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